Spesso ci poniamo di fronte all’abbandono in termini condizionali, lo viviamo più come un desiderio che come una scelta.
Diciamo: «Vorrei lasciarmi andare, ma …» presupponendo già che non sia fattibile. Ci creiamo anche degli alibi: «Vedi, io sarei disposta ad abbandonarmi, però qualcuno/qualcosa me lo impedisce».
Alcuni esempi classici sono: «Mi abbandonerei volentieri …
… se il mio fidanzato fosse più sensibile».
… se non avessi subito certi traumi da piccola».
… se fossi più rilassata».
… se mio marito non si fosse comportato così».
… se i bambini non mi stressassero tanto».
… se non ci fosse stato l’11 settembre 2001».
In questo modo la situazione giusta per lasciarsi andare non arriva mai, c’è sempre qualche cosa che non va. Continuiamo a vivere in un mondo di alibi, di scuse, di vorrei ma non posso … e intanto la vita passa, finché un bel giorno diciamo: «Ora sarei pronta a lasciarmi andare, se solo fossi più giovane!»
Con questa logica si finisce in un circolo vizioso che apparentemente sembra giustificato e logico, ma che per la coppia significa la rovina. Prendiamo uno degli esempi precedenti: «Siccome sono troppo stressata, non posso lasciarmi andare». Questo è il lato della medaglia che la donna vede, ma sull’altro c’è: «Siccome non mi lascio mai andare, sono continuamente stressata». Così il circolo si chiude, con i due problemi che si alimentano reciprocamente.
La vera sfida per questa donna non è lo stress, che magari sfrutta anche come comodo alibi, ma la capacità e la disponibilità ad abbandonarsi, di rivolgersi, per esempio, al suo compagno con la frase: «Proprio perché sono stressata, vorrei essere stimolata al punto G. Me lo fai stasera?»
E il messaggio tantrico servirebbe allora per portare a galla quei conflitti interiori che stanno alla base del suo continuo essere stressata, per metterli alla luce della coscienza, per affrontarli e prenderli a cuore.
Liberamente tratto da “Il punto G” di Elmar e Michaela Zandra
